Omicron e la nuova normalità

Con l’arrivo della variante Omicron si è aperta una nuova fase della pandemia che ha portato dei forti scossoni alle politiche mondiali sulla gestione della crisi sanitaria. Dai dati raccolti nell’ultimo mese, Omicron risulta essere una variante assai più contagiosa ma che porta più difficilmente allo sviluppo della malattia grave. Se questa variante si rivelerà essere il ponte che separa la pandemia di coronavirus dal suo stato successivo di endemia saranno i prossimi mesi a stabilirlo, tuttavia la sua straordinaria contagiosità (probabilmente con un R0 simile a quello del morbillo) e la sua capacità di diminuire la prevenzione dal contagio nei vaccinati, unita alla presenza della variante Delta, molto più aggressiva in termini di malattia grave, ha mandato definitivamente in tilt tracciamenti e tamponi, facendo crescere al contempo la pressione sul malridotto sistema sanitario.

In Italia da qualche settimana assistiamo quotidianamente a un aumento esponenziale dei contagi seguito da uno assai più lento ma costante di ospedalizzazioni, terapie intensive e morti. Tutto questo si sta riflettendo in una crescita della pressione ospedaliera che in realtà come Palermo [1] e Napoli [2] sta già raggiungendo le dimensioni di una catastrofe.

In combinazione con le vecchie normative su quarantena e prevenzione, l’aumento dei contagi potrebbe significativamente far mettere in conto un blocco della produzione simile a quello di marzo/aprile 2020, assestando un duro colpo alla tanto elogiata “ripresa economica” segnata dall’aumento del PIL, dovuta più al rimbalzo dei consumi dopo un anno di restrizioni che all’esistenza di effettivi margini di ripresa, con lo spettro della stagflazione sempre presente considerato l’aumento dell’inflazione.

Questo ha portato il governo d’unità nazionale a prendere delle misure che nonostante l’attuale aumento di morti e terapie intensive, di fatto, declassano il covid a una semplice influenza, portando tutti i lavoratori e le lavoratrici a mettere a rischio la propria salute ed esponendo ancor di più i soggetti fragili, per i quali non esiste alcuna forma di esenzione dal lavoro.

Anno nuovo, nuovi attacchi alla classe!

Le parole pronunciate da Draghi, che hanno aperto il consiglio dei ministri del 5 Gennaio, non lasciano spazio a dubbi: «I provvedimenti di oggi vogliono preservare il buon funzionamento delle strutture ospedaliere e, allo stesso tempo, mantenere aperte le scuole e le attività economiche» [3]. In una frase è racchiusa l’essenza della logica criminale che ha portato la pandemia a dilagare, lasciando bollettini di guerra in giro per il mondo. Il governo si è sempre mosso tra l’obiettivo principale di salvaguardare la produzione, ed evitare la bancarotta della classe padronale per conto di cui comanda, e la prevenzione del rischio di collasso del martoriato sistema sanitario pubblico.

Le tanto sbandierate scuole aperte e sicure, citate da Draghi, hanno svolto un ruolo fondamentale in questa crisi sanitaria: quelle dell’infanzia, dove è praticamente impossibile frenare i contagi, sono rimaste aperte anche durante i periodi in cui viaggiavamo a 900 morti al giorno, rivelandosi essenziali nella loro funzione di lavoro di cura socializzato per mantenere attiva la produzione. Anche quest’anno nel mese di dicembre il 28% dei contagi riguardava l’età scolare con una forte incidenza nella fascia 5-11 anni (il doppio di quella 12-18), per cui non esisteva ancora un vaccino approvato [4]. Le nuove misure del governo vanno lette tutte in funzione del mantenimento delle attività produttive.

La prima necessità padronale è stata quella di ridimensionare la quarantena per i contatti con i positivi: 0 giorni per chi ha la dose booster o la seconda dose da meno di 120 giorni, 5 giorni con libera uscita con tampone negativo per gli altri vaccinati, 10 giorni per i non vaccinati. Se invece si vive con un positivo, si potrà continuare ad uscire ed andare a lavoro indossando la FFP2, comprandola però a spese proprie perché i protocolli di sicurezza garantiscono solo le mascherine chirurgiche a carico dei padroni. Parliamo degli stessi protocolli farsa che hanno permesso di mantenere attiva tutta la produzione anche nei momenti in cui abbondavano contagi e morti e che sono rimasti gli stessi da marzo 2020, nonostante la pandemia si sia evoluta con varianti più contagiose come Delta ed Omicron. Inoltre non c’è stato alcun rinnovo per la quarantena da contatto come malattia, il che implica che se un lavoratore o una lavoratrice risultasse a contatto con un positivo e volesse mettersi in quarantena per non rischiare di contagiare i propri colleghi di lavoro, per legge dovrà farlo a proprie spese. Con le vecchie regole avremmo avuto interi gruppi di lavoro e tante attività economiche sospese, invece la nuova normalità elimina di fatto il tracciamento e proclama senza alcun velo il fatto che bisogna andare a lavoro nonostante il virus.

Nel dibattito a riguardo si comincia già a parlare della possibilità di non fare più tamponi agli asintomatici, che di fatto significherebbe eliminare la quarantena anche per i positivi asintomatici.

L’incentivo allo Smart working ordinario fa luce sulla strategia fallimentare di rimandare tutti a lavoro dal 15 ottobre, una misura criminale che ha influito sull’innalzamento del numero di contagi, fondata sul pregiudizio che da casa si lavori di meno (quando invece durante il periodo della pandemia è aumentato notevolmente il lavoro straordinario non giustificato [5]). 

La vaccinazione obbligatoria over 50 risponde, invece, alla necessità di controllare le terapie intensive, (occupate attualmente per ⅔ da non vaccinati, nonostante questi rappresentino una percentuale intorno al 10% della popolazione over 12) e di contenere il rischio di blocco della produzione, che i lavoratori sopra i 50 anni non vaccinati, più soggetti allo sviluppo della malattia grave, potrebbero aggravare in una situazione simile. Questa misura è stata il frutto di un compromesso tra quelle forze politiche come 5 Stelle e Lega che cercano di accaparrarsi il voto dei novax chiedendo l’obbligo solo sopra i 60 anni oppure la libertà di scelta, e quelle che vogliono mostrarsi “più responsabili” agli occhi dell’elettorato progressista e della borghesia, come PD, Italia Viva e LEU, che volevano estendere l’obbligo anche alle altre fasce d’età.

Quello che dovrebbe far pensare è che la libertà di scelta del vaccino in una pandemia è stata tutelata fino ad ora dal governo d’unità nazionale, cosa che uno Stato Operaio di fronte ad una simile emergenza collettiva non avrebbe neanche preso in considerazione. Ovviamente questa “libertà”, e non poteva essere diversamente, è stata garantita in maniera classista. Ai padroni o ai lavoratori più ricchi che si riconoscono nelle posizioni novax non potevano affatto pesare le 200 euro mensili di tamponi, mentre un proletario non può permettersene la metà. Chi non è rappresentato dall’unità nazionale è il proletariato, al contrario della categoria interclassista reazionaria denominata “novax”, di cui nei limiti del possibile sono stati curati gli interessi. Ma dato che la libertà di non vaccinarsi in una pandemia è un concetto idealistico, totalmente inadeguato dal punto di vista scientifico e materiale (noi aggiungiamo anche reazionario e antioperaio), come scrivevamo alla fine della scorsa estate [6], nel momento in cui le condizioni materiali di sopravvivenza della borghesia lo impongono (in questo caso il rischio del blocco della produzione e l’aumento delle terapie intensive sulle spalle di una sanità pubblica fatta a pezzi), ecco che cade ogni idealismo e il governo borghese è pronto a ritirare quella “libertà” concessa. Nella società del capitale tutto il rapporto tra “cittadinanza” e “libertà personali” è sempre in funzione della “libertà d’impresa” e dell’estrazione di plusvalore. Questo avviene in periodi “normali” e a maggior ragione in una crisi sanitaria. Questa è la chiave di lettura principale di tutte le politiche governative restrittive e chi blatera di dittatura sanitaria oppure di una volontà rieducativa imposta dall’alto non sa di cosa parla.

Ciò che non è mai stato tutelato fin da subito è la salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Il diritto che è sempre stato negato è stato quello di rifiutare di recarsi a lavoro, anche durante i picchi di morti e contagi. La nuova normalità a cui i governi del mondo ci hanno abituati è quella in cui nel pieno di una pandemia la produzione deve continuare anche quando non necessaria ai fini dell’emergenza, costringendo l’umanità a una convivenza forzata con il virus caratterizzata da continui aggravamenti, come quello che viviamo oggi. I protocolli di sicurezza firmati dai sindacati confederali se da un lato hanno parzialmente migliorato la sicurezza sui luoghi di lavoro, totalmente assente nel primo mese di pandemia, dall’altro hanno sancito la “legalizzazione” di questa nuova normalità, a cui si opposero le lotte operaie del marzo 2020. Le nuove normative del governo Draghi fanno fare un ulteriore salto di qualità al processo di normalizzazione di una crisi sanitaria che ancora oggi riempie le terapie intensive e che ha lasciato 19 milioni di morti nel mondo [7], nonostante le morti “ufficiali” per covid risultano essere “soltanto” 5,5, senza contare i milioni di contagiati che soffrono di long covid o hanno sviluppato danni permanenti a cuore, polmoni e cervello in seguito alla malattia e tutti coloro che a causa della vita sedentaria e della mancanza di prevenzione (imposta dall’emergenza continua) stanno sviluppando o svilupperanno ulteriori patologie.

Il collasso del sistema sanitario pubblico 

Adesso l’impennata dei numeri delle terapie intensive mette nuovamente a dura prova il sistema sanitario nazionale. Il caso siciliano o la coda di ambulanze fuori l’ospedale Cotugno di Napoli dimostrano ancora una volta il fallimento sostanziale delle istituzioni politiche, nazionali e regionali, nel fronteggiare l’organizzazione di una situazione emergenziale sia per quanto riguarda le ospedalizzazioni sia per quanto riguarda il tracciamento dei contagiati mediante i tamponi. Pertanto, dal versante delle strutture, si assiste alla scandalosa mancanza di posti letto e macchine per l’ossigenazione, mentre sul versante del personale medico si assiste alla cronica carenza di medici e infermieri, che tra l’altro operano in condizioni di estrema precarietà, con turnazioni sempre più pressanti. Di fronte a un simile scenario, la necessità della difesa della salute pone all’ordine del giorno la lotta proletaria per espropriare le cliniche private, che dispongono di posti letto per i malati gravi di covid. Quelle stesse strutture private che incassano profitti miliardari record visto e considerato l’alta richiesta dei tamponi molecolari (con un prezzo medio che si aggira intorno ai 60/70 euro) e la gestione delle prestazioni sanitarie ordinarie che il SSN non è ormai più in grado di garantire.

Lottiamo contro la nuova normalità

La lotta contro questa normalità è la lotta per la salute del proletariato e dell’umanità intera, è la lotta contro il capitalismo, contro la sua crisi mortale, contro le sue false opposizioni idealiste, reazionarie o negazioniste, che gridano alla fine dell’emergenza e alla libertà individuale di non vaccinarsi in una pandemia mondiale. Ma soprattutto è una lotta contro i principi della proprietà privata e del meccanismo sfruttatore dell’estrazione di plusvalore su cui si fonda questa società decadente, gli stessi principi che hanno permesso al virus di svilupparsi in pandemia mantenendo aperta la produzione, di non coprire con le vaccinazioni i paesi più poveri (con il rischio continuo di esporre tra l’altro a varianti più aggressive) e di averci imposto una normalità fatta di morte e alienazione, gli stessi principi che nell’epoca della crisi del capitalismo si rivelano essere delle sovrastrutture incompatibili con la vita umana.

Per una gestione pandemica in direzione classista, rivendichiamo:

  • Il riconoscimento del Covid come malattia professionale, diritto al congedo retribuito per contatti ravvicinati, ore lavorative retribuite necessarie per essere testati
  • Protocolli e chiusura dei luoghi di lavoro dove ci sono contagi, sotto il controllo dei lavoratori. No alla riduzione dei periodi di isolamento e alla cancellazione della quarantena
  • La cessazione di ogni attività non essenziale colpita da contagi, al fine di garantire il distanziamento sociale necessario per limitare la circolazione del virus
  • Mascherine FFP2 e tamponi gratuiti
  • Smart working o lavoro da casa  fino alla fine dell’emergenza ovunque possibile
  • L’astensione dal lavoro con salario del 100% a tutti i lavoratori e le lavoratrici fragili o che non possono vaccinarsi
  • Per i genitori colpiti dai disagi causati da scuole chiuse causa quarantena l’astensione dal lavoro con salario del 100%
  • Il raddoppio del budget sanitario e un piano immediato di recupero dei posti letto persi negli ultimi trent’anni; esproprio delle cliniche private inquadrandole nel SSN; gratuità di tutte le prestazioni sanitarie
  • Obbligo vaccinale
  • Costruzione di una vertenza per la salute collettiva che esca fuori dai confini nazionali, per una vaccinazione di massa su scala mondiale, per un attacco alla proprietà privata dei brevetti su qualsiasi farmaco e l’esproprio delle case farmaceutiche

No alla nuova normalità del regime capitalista!

NOTE

[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/07/sicilia-tamponi-esauriti-e-terapie-intensive-piene-il-primario-serve-un-lockdown-per-fermare-questa-montante-marea-omicida/6448230/

[2] https://www.open.online/2022/01/06/coronavirus-napoli-ordine-medici-codice-nero/

[3] La lega minaccia lo strappo. Poi c’è la mediazione del premier. (Corriere della sera – 11/01/2021)

[4] https://www.repubblica.it/cronaca/2021/12/22/news/il_contagio_corre_tra_i_banchi_e_la_pandemia_dei_bambini_ma_sui_vaccini_si_va_a_rilento-331124414/

[5] https://www.corriere.it/economia/lavoro/21_gennaio_06/smart-working-si-lavora-piu-studio-dimostra-l-incremento-ore-straordinario-4701a3ac-4ac1-11eb-bb9d-71fd23fa6a98.shtml

[6] https://prospettivaoperaia.org/2021/09/06/diritti-borghesi-individualismo-e-parole-al-vento-nella-guerra-della-alla-vaccinazione-anticovid/

[7] 

https://www.economist.com/graphic-detail/coronavirus-excess-deaths-estimates

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