Le donne in fabbrica

Si raccolgono qui alcuni passi tratti da “La situazione della classe operaia in Inghilterra (1845)” di Friedrich Engels che testimoniano la condizione delle donne in fabbrica nel XIX secolo. Traduzione del testo a cura di marxists.org.

Le donne ritornano spesso alla fabbrica tre o quattro giorni dopo il parto e lasciano naturalmente il loro lattante; nelle ore libere esse devono correre frettolosamente a casa per allattare il bimbo e per mangiare esse stesse qualche cosa — qual sorta di allattamento debba essere, è chiaro. Lord Ashley dà le deposizioni di alcune operaie:

M. H., di venti anni, ha due bimbi, il più giovane, che è lattante, viene custodito dall’altro che è un po’ più innanzi in età — essa va alla mattina alle cinque alla fabbrica e ritorna a casa alle otto; durante il giorno il latte le cola dai seni, in modo che le grondano i vestiti.”

H. W. ha tre bambini, alle cinque del lunedì parte da casa e ritorna soltanto al sabato di sera alle sette; essa ha tanto da fare per i tre bambini, che non può andare a letto prima delle tre di mattina. Spesso è inzuppata dalla pioggia sino alla pelle ed è costretta a lavorare in tale condizione. «I miei seni mi hanno dato dei dolori terribili ed io sono stata inzuppata dal latte».”

L’uso di medicine narcotiche per tener tranquilli i bambini, viene favorito da questo infame sistema ed è realmente nei distretti industriali ove tale uso raggiunge il più alto grado: il dott. Johns, registratore-capo del distretto di Manchester, è d’opinione che questo costume sia la causa principale dei frequenti casi di morte per convulsioni. L’occupazione della donna nella fabbrica dissolve di necessità completamente la famiglia, e tale dissolvimento ha, nelle odierne condizioni della società, condizioni che riposano sulla famiglia, le conseguenze più demoralizzatrici tanto per i coniugi come per i figli. Una madre che non ha il tempo d’aver cura del proprio figlio. di rendergli nei primi anni i più comuni uffici, una madre che appena ha il tempo di vedere suo figlio, non può esser madre a questo figlio, all’opposto deve di necessità divenire indifferente, deve trattarlo senza amore e passione come un figlio degli altri; e i bimbi cresciuti in tali condizioni sono più tardi perduti per la famiglia, non possono nella famiglia che essi stessi fanno sorgere, sentirsi come in famiglia, perché hanno imparato a conoscere soltanto una vita isolata e devono perciò contribuire al generale sotterramento della famiglia operaia. Una simile dissoluzione della famiglia avviene per il lavoro dei fanciulli. Se questi sono così innanzi da poter guadagnare di più di quello che l’alimento costa ai loro genitori, incominciano a dare a questi una certa somma per le spese e l’alloggio e spendono per sé stessi il resto. Spesso questo di già avviene al quattordicesimo e sedicesimo anno (Power, Rept. on Leeds, passim. Tufnell. Rept. on Manchester, p. 17, ecc. nel rapporto sulle fabbriche). In una parola, i ragazzi si emancipano e considerano la casa paterna come un’osteria, che spesso, se non piace loro, scambiano con un’altra.

In molti casi la famiglia non viene del tutto disciolta per il lavoro della donna, ma viene posta tutta a suo carico. La donna mantiene la famiglia, il marito se ne sta in casa. guarda i ragazzi, spazza le stanze e cucina. Questo caso si presenta molto e molto spesso; soltanto in Manchester vi sono parecchie centinaia di tali uomini, che accudiscono ai lavori casalinghi. Un così totale investimento della condizione dei sessi può soltanto venire da tale causa, che i sessi sin dal principio sono stati posti falsamente di fronte l’un l’altro. Il dominio della donna sull’uomo, come si rende necessario dal sistema a fabbriche, è inumano — così pure l’originario dominio dell’uomo sulla donna deve essere inumano. La donna può ora, come prima l’uomo, fondare il suo dominio, poiché essa il più delle volte, dà tutto alla famiglia; così ne segue necessariamente che la comunità dei membri della famiglia non è vera e razionale, perché un solo membro della famiglia vi contribuisce con la più grande parte.

Ma tutto questo è ancora il meno. Le conseguenze morali del lavoro delle donne nelle fabbriche sono ancora peggiori. L’unione dei due sessi e di tutte le età in una sola stanza di lavoro, l’avvicinamento inevitabile tra essi, la riunione di gente, a cui non è stata data un’educazione né morale né intellettuale, in uno spazio ristretto, non è appunto adatta ad avere le conseguenze più favorevoli allo sviluppo del carattere della donna. Il servizio nelle fabbriche, come qualsiasi altro ed ancor più, riserva al padrone lo ius primae noctis. Il fabbricante è anche in questo rapporto padrone del corpo e delle attrattive delle sue operaie. Il licenziamento è una condanna abbastanza grave perché non riesca nove casi su dieci, quando non novantanove su cento, distruggere ogni resistenza delle ragazze, che non hanno un forte motivo per rimaner caste: Il fabbricante è abbastanza grossolano — il rapporto della commissione ne dà parecchi esempi — e così la sua fabbrica è pure il suo harem; e ammesso pure che non tutti i fabbricanti facciano uso del loro diritto, la cosa non muta per ciò che riguarda le ragazze. Agli inizi dell’industria a fabbriche, quando la maggior parte dei fabbricanti erano plebei arricchiti, senza educazione e riguardi per le ipocrisie sociali, non si lasciavano disturbare per nulla nell’esercizio del loro diritto «molto bene acquisito».

L’azione del lavoro delle fabbriche sul fisico della donna ha un carattere del tutto speciale. Le defigurazioni che sono la conseguenza di un lungo lavoro, nella donna sì presentano in forma più grave: le defigurazioni del bacino si producono spesso in parte per la posizione falsa e lo sviluppo delle ossa del bacino stesso ed alle volte per lo storpiamento della parte inferiore della colonna vertebra». Le operaie delle fabbriche partoriscono con maggior difficoltà delle altre donne, e questo è provato da parecchie levatrici e da ostetrici come dai frequenti aborti; vedi ad esempio dott. Hawkins, evid., p. 11 e 13. Aggiungi ancora che le donne, come tutti gli operai delle fabbriche, soffrono comunemente la generale debolezza e che, quando le donne sono incinte, lavorano nelle fabbriche sino all’ora del parto — naturalmente se tralasciassero di lavorare troppo presto, temerebbero che il loro posto fosse occupato da altre e che venissero esse stesse messe alla porta — perderebbero quindi anche il salario.

Accade spessissimo che le donne le quali ancora lavorano alla sera, si sgravino alla mattina veniente, e non è per nulla raro che partoriscano nelle fabbriche stesse tra le macchine. E, se pure i signori borghesi nulla, trovano in ciò di particolare, forse le loro mogli converranno con me nel dire che è una crudeltà, una infame barbarie di costringere indirettamente una donna incinta a lavorare in piedi, e spesso curvata giornalmente sino al momento del parto, dalle dodici alle tredici ore (prima ancor più). Ma questo non è tutto. Se le donne dopo il parto possono tralasciar di lavorare per quattordici giorni, sono contente e giudicano un tale spazio di tempo per lungo. Parecchie ritornano alla fabbrica già dopo otto, dopo tre o quattro giorni e lavorano per l’intera giornata. Io intesi una volta come un fabbricante interrogava un sorvegliante: — La tale e la tale non sono ancor qui? — No. — Da quanto tempa hanno partorito? — Otto giorni. — Esse avrebbero invero potuto ritornare da lungo tempo. Quella là suole rimanere a casa soltanto tre giorni. Naturalmente la paura di venire licenziate, la paura della disoccupazione, le trascina nonostante la loro debolezza, nonostante i dolori che loro procaccia il lavoro della fabbrica; l’interesse del fabbricante non permette che i suoi operai rimangano a casa a cagione del male; essi non devono ammalarsi, essi non possono osare di rimanere a letto durante la settimana, altrimenti il fabbricante dovrebbe lasciare inoperose le sue macchine o tormentare la sua sapientissima testa con l’ordine di un cambiamento temporaneo; ed invece di far ciò, egli licenzia la sua gente se questa osa di essere ammalata. Ascoltate (Cowell, evid. p. 77): Una ragazza si sente molto indisposta, non può proseguire a lavorare. — Perché non chiedete il permesso di andare a casa? — Ah, signore — il «Signore» è molto proprio in questo caso — se noi ci assentiamo per un quarto di giornata, rischiamo di venire licenziate.

Il lavoro delle ragazze giovani produce nel periodo dello sviluppo un grande numero di altre irregolarità. Presso alcune, spesso le meglio nutrite, il calore della fabbrica spinge innanzi lo sviluppo più rapidamente del comune, di modo che alcune ragazze dai dodici ai quattordici anni sono completamente formate; Roberton, «eminente» ostetrico il Manchester, racconta, nel North of England Medical and Surgical Journal che gli si è presentato il caso di una ragazza di undici anni, la quale non soltanto era una donna completamente formata, ma inoltre era incinta e il fatto che tali casi non sono rari in Manchester, si può presumerlo dal fatto che le donne partoriscono di quindici anni. In tali casi agisce il calore delle fabbriche appunto come il caldo ardente del clima tropicale, e. come in questo clima, lo sviluppo eccessivamente precoce si vendica con la vecchiaia e la rilassatezza premature. — Spesso si nota nondimeno un arresto sessuale dello sviluppo della donna; i seni si formano tardi o non si formano affatto — di ciò offre degli esempi Corwell p. 35; la mestruazione si presenta in molti casi ai diciassette o ai diciotto anni, alle volte pure ai vent’anni e spesso non si presenta affatto (Dr. Mawkins, evid. p. 11, Dr. London p. 14 ecc. Sir Dr. Barry, p. 5 ecc.). La mestruazione irregolare, unita a molti dolori e malattie, specialmente la clorosi, è frequentissima; su ciò sono concordi i rapporti medici. I figli nati da tali donne, specie se devono lavorare durante la gravidanza, non possono essere forti. Al contrario in particolare quelli di Manchester, vengono nei rapporti descritti come molto deboli.

Ma vi sono inoltre alcuni altri rami del lavoro delle fabbriche che hanno delle particolari conseguenze nocive. In molti locali adibiti alla filatura del cotone e del lino, si solleva una grande quantità di polvere che previene dalle filaccie, la quale produce particolarmente nei locali per scardassare e pettinare il lino dei disturbi di petto. Alcune costituzioni possono sopportarla, altre no. Ma l’operaio non ha alcuna scelta, egli deve accettare la stanza ove si trova il lavoro, sia o no buono il suo petto. Le conseguenze più comuni due derivano dal respirare questa polvere, sono sbocchi di sangue, la respirazione più difficile, dolori al petto, tosse, insonnia, in breve tutti i sintomi dell’asma, i quali nel peggiore dei casi finiscono nella consunzione. Ma è particolarmente insalubre la filatura bagnata del filo di lino, che viene fatta dalle ragazze giovani e dai fanciulli. L’acqua sprizza dai fusi sul loro corpo, di modo che la parte anteriore dei loro vestiti è di continuo inumidita sino alla pelle e l’acqua dì continuo bagna il suolo. In più piccola misura ciò avviene pure nelle doppie camere delle fabbriche di cotone; ne sono conseguenza i continui raffreddori e le affezioni di petto. Tutti gli operai delle fabbriche parlano con una voce rauca e fioca, ma specie quelli addetti alla filatura bagnata e alla filatura doppia. La filatura del lino ha un’altra conseguenza: lo storcimento caratteristico delle spalle e specie lo spostarsi in avanti dell’omaplata destra, che deriva dalla natura del lavoro. Questo modo di filare ed anche la filatura del cotone al throstle producono spesso delle malattie alla rotella, che è impiegata per l’arresto del fuso, mentre vengono attaccati i fili rotti. Il frequente curvarsi in questi due rami di lavoro e la bassezza delle macchine hanno generalmente per conseguenza uno sviluppo. difettoso.

Ma oltre a tutte queste malattie e storpiamenti, le membra degli operai hanno ancora a soffrire in altro modo. Il lavoro tra le macchine causa un gran numero di disgrazie che più o meno sono di grave natura e che inoltre hanno per gli operai la conseguenza di renderli, in parte o del tutto, incapaci al lavoro. Molto di frequente avviene che una, singola falange sia strappata da un dito, più spesso che tutto un dito, una mano od una mezza mano, un braccio. ecc. siano presi dai raggi e triturati. Molto spesso avviene che dopo queste pur piccole disgrazie si producano dei trismi e ne segua la morte. A Manchester si vedono andare attorno oltre a molti storpi. un grande numero di mutilati; all’uno manca metà o tutto un braccio. all’altro un piede, al terzo una mezza gamba; si crede di vivere tra un esercito che sia ritornato da una spedizione militare.

La schiavitù in cui la borghesia tiene incatenata la classe proletaria in nessun luogo viene alla luce più chiaramente che nel sistema a fabbriche. Qui cessa di diritto e di fatto ogni libertà. L’operaio alla mattina alle cinque e mezzo, deve essere nella fabbrica — se egli vi arriva un paio di minuti più tardi, è punito, se vi arriva dieci minuti più tardi egli non vi può entrare fino all’ora di colazione e perde un quarto di salario (quantunque non lavori soltanto due ore e mezza delle dodici). Egli deve mangiare, bere e dormire ubbidendo al comando. Per la soddisfazione dì tutti i pressanti bisogni, ha il tempo più ristretto, che è necessario perché essi siano condotti a fine. Se la sua casa è lontana una mezz’ora od un’ora, il fabbricante non se ne preoccupa. La campana dispotica lo chiama dal letto, lo chiama dalla colazione e dal pranzo. E che gli succede nella fabbrica! Qui il fabbricante è dispotico legislatore: crea il regolamento di fabbrica come gli piace; multa e fa aggiunte al suo codice quanto gli accomoda:

1° Le porte della fabbrica vengono chiuse dieci minuti dopo che è incominciato il lavoro e nessuno può entrarvi fino all’ora di colazione. Chi durante questo tempo è assente incorre per ogni telaio in tre pence di multa. 2° Ogni tessitore (al telaio meccanico) che in altro momento, mentre la macchina è in moto, si assenta, è punito per ogni ora ed ogni telaio, al quale è occupato, con tre pence di multa. Chi durante il lavoro, senza il permesso del sorvegliante, abbandona la stanza, è parimenti punito con tre pence di multa. 3° I tessitori che non hanno con sé le forbici, incorrono pei ogni giornata in un denaro di multa. 4° Tutte le spole, le spazzole, i vasi d’olio, ruote, finestre ecc. che sono rotti, devono venir pagati dal tessitore. 5° Nessun tessitore, senza preavviso, che deve esser dato una settimana prima, può lasciare il servizio. Il fabbricante può senza preavviso licenziare qualsiasi operaio col motivo del cattivo lavoro o per la cosa più significante. 6° Ogni operaio che viene trovato a parlare con un altro, o a cantare o a fischiettare è colpito di una multa di sei pence. Chi durante il lavoro lascia il suo posto, è altresì condannato a sei pence.

Mi sta innanzi un altro regolamento di fabbrica, secondo il quale ad ognuno che arriva tre minuti in ritardo, è trattenuto un quarto d’ora di salario e ad ognuno chi arriva venti minuti più tardi è trattenuto un quarto del salario della giornata.

Ma, anche in altro modo, l’operaio è lo schiavo del suo padrone. Se la moglie o la figlia dell’operaio piace al ricco padrone, questi non ha che da ordinare, che da far segno ed ella deve fargli olocausto delle sue grazie. Se il fabbricante desidera di coprire con firme una petizione in favore degli interessi borghesi, egli è solito a inviarla soltanto nella sua fabbrica. Se egli vuole far passare un’elezione al Parlamento, manda i suoi operai elettori per turno e schiere agli uffici elettorali ed essi devono bene votare per i borghesi, ne abbiano o no desiderio. Vuole il fabbricante avere una maggioranza in una pubblica assemblea? ebbene egli licenzia gli operai una mezz’ora del solito, procura loro un posto presso alla tribuna, dove egli può sorvegliarli convenevolmente.

Una bomba a orologeria

Se nei prossimi venti anni rimangono le odierne condizioni sociali, come non può accadere altrimenti, la maggioranza del proletariato diviene sempre più «superflua» e non ha altra scelta che o la morte di fame o la rivoluzione. Ma per il caso che l’Inghilterra mantenga il monopolio industriale, poiché i fabbricanti aumentano ogni giorno di numero, quale ne sarà la conseguenza? Rimarrebbero le crisi industriali, e con l’allargarsi dell’industria e l’aumentare del proletariato, diverranno sempre più violenti e più terribili. Il proletariato, per la progressiva rovina della piccola classe media, per la centralizzazione, che avviene a passi giganteschi, del capitale in poche mani, aumenterebbe in proporzione geometrica e presto formerebbe tutta la nazione, eccezion fatta di pochi milionari.

Questo sviluppo arriva ad un grado in cui il proletariato vede conte gli sarebbe facile di abbattere l’esistente forza sociale e segue quindi una rivoluzione. La guerra dei poveri contro i ricchi sarà la più sanguinosa che sia mai avvenuta. Pure la conversione di una parte della borghesia verso il partito dei proletari, pure una generale riforma della borghesia sarebbe inutile. Le classi si separano sempre più, lo spirito di resistenza penetra di più in più gli operai, l’inasprimento si accresce, le singole scaramucce si concentrano in battaglie importanti e dimostrazioni e un piccolo urto presto sarà sufficiente per porre in moto la valanga.

I passi che costituiscono il testo di questo articolo sono stati estratti dal Capitolo 7 dell’opera.

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